mercoledì 25 marzo 2009

Una Patata bollente chiamata “Ippodromo di Chilivani”


Come è noto la gestione dell’Ippodromo di Chilivani è passata dalla Regione al Comune di Ozieri, che cedendola a titolo gratuito per un periodi di almeno 30 anni rinnovabili ha messo nelle mani degli Ozieresi una importante risorsa per il territorio.
Personalmente quello che spaventa dell’iniziativa sono le motivazioni prettamente di risparmio finanziario che ha portato la regione Sardegna nella fattispecie l’ex governatore Renato Soru a questa, a mio giudizio, dismissione.
Per contro sono cosciente che tutto questo rappresenta una importante sfida per gli Ozieresi e per l’amministrazione comunale in carica.
Tuttavia non pochi sono i dubbi circa le capacità finanziarie del Comune per far fronte a un iniziativa del genere, infatti considerati i tempi e la politica al risparmio verso gli enti locali del governo nazionale, a mio avviso penso che la struttura debba contare solo sui propri introiti.
L’altro giorno personalmente ho incontrato Il Sindaco Ladu con cui ho parlato ed esposto le mie perplessità sull’iniziativa, cosciente di avere a che fare con una persona che ha a cuore sia gli interessi del territorio che quelli dell’ Ippodromo di Chilivani.
In particolare mi sono soffermato sulla questione occupazionale e su una piccola polemica che monta in questi giorni nei salotti della Città, circa il riciclo di alcuni pensionati di lusso ex dipendenti regionali dell’Istituto Incremento Ippico.
Devo dire che, Il Sindaco mi ha assicurato che è necessario sfruttare al massimo l’esperienza e la professionalità di questi ex dirigenti in pensione vista la loro dimestichezza nei rapporti con gli enti di contorno: Enci, Unire, al fine di far decollare in maniera sicura e decisa le attività ippiche dell’ippodromo di Chilivani.
Io sinceramente mi trovo concorde ancora una volta col nostro Sindaco circa il coinvolgimento nell’iniziativa di questi ex dirigenti regionali ora in pensione , ma vista la crisi economica nonchè occupazionale che attanaglia la Città,spero che questi ultimi siano disposti a trasmettere nel breve periodo la loro professionalità a chi realmente ha bisogno di lavorare e soprattutto siano disposti a farlo rinunciando a qualsiasi compenso per il bene del territorio.

martedì 24 marzo 2009

Una buona notizia da Ozieri - La Nuova Sardegna del 25 Marzo 2009

Egregio Sig. Direttore
Capisco che , per evidenti ragioni di marketing gionalistico, di questi tempi non c'e' miglior notizia di una brutta notizia.
Ma credo che ogni tanto qualche bella notizia non guasti, anche se poi sono in pochi a leggerla.
I mie migliori Auguri.

Una Buona Notizia da Ozieri

Mi permetto di complimentarmi con l’amministrazione del comune di Ozieri per la recente installazione nei giardini pubblici dei tanto sospirati giochi per i più piccini. Un complimento particolare anche alla cooperativa che ha in gestione la pulizia e il decoro degli stessi per l’ottimo lavoro svolto e un ringraziamento anche ai vigli urbani che finalmente stanno facendo rispettare le ordinanze di divieto d’accesso ai cani, contribuendo a far si che le condizioni igieniche di tali spazzi siano sempre ottimali visto e considerato che l’utenza abituale e per lo più composta dai più piccoli e dalle loro famiglie.
Tuttavia, considerato che la mamma degli imbecilli è sempre in cinta, consiglierei vivamente di video sorvegliare detti spazzi, o almeno le zone dove sono stati installati i nuovi giochi, in quanto ho notato in altre città che dopo poco tempo dall’installazione, vengono spesso fatti oggetto di atti vandalici.
Maurizio Caredda

lunedì 23 marzo 2009

Treno Sassari-Olbia, disagi per i passeggeri - la Nuova Sardegna — 20 marzo 2009





Treno Sassari-Olbia, disagi per i passeggeri Ancora disagi per i pendolari da Sassari a Olbia. Non capisco per quale motivo Trenitalia continua a coprire la tratta da Sassari a Olbia delle 13,30 con una sola littorina. Si tratta dell’ora in cui studenti e lavoratori pendolari rientrano a casa, e ogni volta tanti sventurati viaggiano in piedi. Non parlimo delle condizioni igeniche, odori e quantaltro, della littorina in servizio, che lasciano a desiderare. Per di più il riscaldamento è sempre regolato diametralmente opposto alle reali neccessità e tante volte il viaggio, visto anche l’alto numero di pendolari, si trasforma in una sauna. Ho chiesto spiegazioni al controllore di turno, che ha passato più tempo ad appostrofarmi per il fatto che ora si chiamano automotrici e non littorine che a spiegarmi il motivo di tanto disagio. Non so quando, ma spero che qualcuno intervenga e approvvigioni la tratta col numero giusto di “chiamiamole Ferrari” in modo da rendere il viaggio più confortevole per chi a quell’ora torna stanco da scuola o dal lavoro. Maurizio Caredda

Quella di Soru è stata una disfatta annunciata - la Nuova Sardegna — 06 marzo 2009


Quella di Soru è stata una disfatta annunciata Renato Soru, una disfatta annunciata. A distanza di qualche settimana dalla disfatta elettorale di Renato Soru, tv e giornali cercano ancora di interpretare il risultato elettorale. 15 punti di distacco dal candidato Capellacci non sono pochi, considerato il poco roseo momento del Pdl mi pare che abbia pesato in modo determinante la politica di Soru votata più a negare che a creare alternative valide per la Sardegna. Sin dal giorno della sua elezione, quel ruolo da primadonna con la puzza sotto il naso, quel tono permalosetto con quelle lacune dialettiche e i suoi discorsi pieni di pause “eterne” non m’avevano convinto. Non parliamo del rapporto con gli alleati di coalizione: a dir poco inesistente, sempre pronto a minacciare dimissioni, come poi ha fatto, al minimo accenno di dissenso. Un interesse spasmodico per le bellezze naturali da preservare, senza pensare minimamente ai risvolti occuppazionali, già abbastanza provati dalla crisi economica, tipico di chi nella vita ha già realizzato e che pensa solo a godersi i panorami. “Meglio Soru” e’ stato lo slogan elettorale che ha tapezzatto i muri della Sardegna, anche se nella maggior parte dei manifesti qualche burlone ha corretto col pennarello in “meglio soli...” seguito dai classici puntini, facendo intendere quel “...che male accompagnati” che alla luce del risultato elettorale un po’ a tutti è venuto in mente. Spero che addesso il nostro ex governatore possa riprendere a viaggiare in internet ad alta velocità con la sua famosissima azienda, meditando sulle reali esigenze dei sardi che, oltre all’innovazione digitale, a internet e all’accesso all’informazione hanno bisogno del pane quotidiano per mandare avanti la propria famiglia. Maurizio Caredda

Ormai la tv spazzatura domina le nostre serate - La Nuova Sardegna - 01 marzo 2009


Ricordo anni fa quando ero bambino che il giovedi era il giorno sacro, mezza italia stava attacata alla tv per ammirare le prodezze intelletuali dei concorrenti del quiz di Mike Bongiorno. Le domande che venivano sottoposte ai concorrenti erano sempre difficilissime e solo il migliore diventava milionario. Tutto questo era uno stimolo per andare avanti negli studi e cercare di diventare qualcuno così da emulare dette prodezze. Ora i tempi sono cambiati, i quiz ci sono ancora ma si sono trasformati in test e le domande non sono poi cosi difficili, non è neccessario essere dei crani per parteciparvi, a volte per vincere basta solo saper scegliere un pacco e niente di più. Oggi si sogna di diventare famosi e fare carriera più per un colpo di fondoschiena che per capacità, conoscenza e cultura. Oggi imperversa la cultura del nulla, quella dell’apparire anzichè essere, quella insulsa dei reality show che pullulano nelle nostre televisioni dove si diventa famosi mostrando una paio di tette al silicone o tirando un bicchiere in testa a qualche altro concorrente. L’impoverimento è generale ed è frutto della cultura televisiva degli ultimi 20 anni oltre al decadimento morale e culturale dei nostri tempi. Non so se mai ci sarà un’inversione di tendenza ma una cosa è certa: la cultura è, e sarà sempre, quello che ognuno di noi ricorda dopo aver dimenticato tutto, chissa di questi tempi cosa converrà ricordare... Maurizio Caredda Ozieri

La social card non basta contro la crisi - la Nuova Sardegna — 18 dicembre 2008


La social card non basta contro la crisi Non basta la social card e qualche mancetta in busta paga. Siamo in recessione, ormai é chiaro che la nostra economia trascinata da quella americana è in ginocchio, come lo è un po’ in tutto il mondo. Mobilità, cassa integrazione, licenziamenti e caroprezzi; così quotidianamente titolano giornali e televisione spaventando ancor più i cittadini. Il governo cerca di infondere ottimismo invitando la gente a non credere a queste difficoltà e a spendere per rimettere in moto i consumi, ma non basta. Da parte sua ha varato misure di emergenza come la social card (nuova carta dei poveri) e qualche mancetta in busta paga alle famigle numerose per il prossimo anno. Si poteva e si deve fare di più; in momenti come questi, bisogna deporre le armi prendere per mano l’opposizione e cercare di approvare strumenti validi ed efficaci per arginare la crisi delle famiglie, assumendosi insieme le reponsabilità politiche. Anche la comunità europea, vista la situazione, ha allargato la soglia del defict facendo in modo che i governi in difficoltà possano sforare e approvare leggi di spesa più coraggiose per arginare la crisi. Io penso che non tutto è perduto, c’è ancora tempo, speriamo che i nostri governanti non aspettino troppo. Non è mai troppo tardi. Maurizio Caredda

Le perdite socializzate e i profitti privatizzati - la Nuova Sardegna — 02 dicembre 2008


Cambiano i fattori ma il prodotto è sempre lo stesso. Cosi come è successo con Alitalia, ora è il turno delle banche italiane. E’ sempre il solito ritornello: quando ci sono delle difficoltà finanziarie nelle maggiori imprese italiane, lo Stato interviene per socializzarne le perdite, ovvero accollare i debiti a tutti i cittadini, mentre quando ci sono dei profitti, quelli e’ meglio lasciarli ai privati. Ì conti sono questi: 3,5 miliardi di passivo per Alitalia tra debiti regressi prestito ponte e ammortizzatori sociali per 7 anni, che dopo esser stata scorporata dai debiti è stata consegnata bella immacolata alla solita cordata della finanza italiana. Chissà quanti altri miliardi verranno iniettati nelle banche italiane in crisi nel prossimo futuro. Il governo dice di fare tutto questo per salvare l’italianità del paese. Ma italiane sono anche le famiglie e le piccole e medie imprese che non cosi facilmente hanno accesso al credito e soprattutto viaggiano in autostrada o in treno e non in aereo. Sarebbe ora che i nostri governanti se ne accorgesse e iniziassero a pensare ad una politica seria a sostegno delle famiglie e della piccola e media impresa in difficoltà. Solo in questo modo riprenderebbero a crescere i consumi e la produttività della nostra cara Italia. Maurizio Caredda

Abbonamenti alle pay tv più cari del 10%, problema inesistente per le famiglie povere - la Nuova Sardegna — 10 dicembre 2008


Da quando il governo ha proposto l’aumento dell’Iva sugli abbonamenti alle pay tv dal 10 al 20% tutti hanno qualcosa da recriminare: Murdoch, padrone di Sky, parla di aggravio sulle tasche delle famiglie in difficoltà. La sinistra del solito conflitto di interessi. La realta è che l’abbonamento alle televisioni a pagamento non è un bene di prima neccessita ma un lusso e per tale ragione non si puo parlare di aggravio di spese sulle famiglie italiane. La sinistra si è dimenticata che quando il poco fortunato governo D’Alema negli anni ’90 creò l’alternativa a Telepiù facendo nascere Stream, aggravò per il “bene” della concorrenza solo le tasche degli italiani, portando il costo dell’abbonamento per vedere tutte le partite di una stessa squadra del cuore da 400mila lire a ben 800. Ora che si puo scegliere a vantaggio di un netto risparmio senza essere costretti, per vedere tutto il calcio, a pagare film e quant’altro sebbene con qualche seno rifatto e sorriso al silicone in meno, anche cosi non va bene. Si rispolvera il solito conflitto di interessi mai risolto. Ebbene sì, è vero che se Sky aumenta il canone per effetto dell’aumento dell’Iva poi tutti fanno disdetta e si abbonano a Mediaset che costa meno. Ma cari padroni delle pay tv italiane Berlusconi e Murdock; visto e considerato che non fate parte delle famiglie in difficolta rinunciate a parte dei vostri ricavi e lasciate le cose come stanno accontentandovi del 10% di ricavo in meno. Dopotutto si tratta di beneficenza visto e considerato che quei proventi saranno a vantaggio delle famiglie in difficoltà. Sarebbe il miglior regalo di Natale. Maurizio Caredda

Borsa, bisogna tornare a un’economia reale - la Nuova Sardegna — 26 ottobre 2008


Borsa, bisogna tornare a un’economia reale E’ ora di tornare ad una economia reale. La borsa azionaria è il luogo dove le aziende quotandosi vendono parte di se stesse (azioni) per finanziarsi, cosi da poter crescere e aumentare la produttività. Tutto questo dovrebbe portare degli utili (dividendi), premiando cosi gli azionisti che hanno creduto nell’investimento. Questo funzionerebbe se le aziende quotate fossero monitorate continuamente dagli organi preposti; Consob e Banca d’Italia che periodicamente dovrebbero controllarne la reale attività ed economia di ciascuna. Purtroppo questa funzione di controllo viene esercitata molto raramente in Italia, ragion per cui ci sono tante aziende quotate che in realtà sono solo scatole vuote, che non danno alcun dividendo ma stanno sul mercato solo per essere scambiate. Il continuo scambio (acquisto e vendita) porta alla fluttuazione del prezzo, per cui l’unico scopo di fare un investimento nella borsa italiana e’ quello di maturare un profitto dalla vendita a prezzo più alto di quello speso per l’acquisto. Insomma tutto si riduce a scambiare dei pacchi per la maggior parte vuoti, che tutti fanno finta di credere pieni, ma quando questo viene scoperto dal mercato ecco che tutti corrono a vendere, facendone cadere il prezzo fino quasi ad azzerarne il valore. Questo gioco sta arrivando al termine, è ora di tornare ad una economia reale fatta di aziende concrete che hanno lo scopo di creare profitti e dividendi per gli investitori. Maurizio Caredda

Ma il Pdl è un partito o un movimento? - la Nuova Sardegna — 06 novembre 2008


Da quando Berlusconi annunciò, dal quel pulpito improvvisato di piazza San Babila, la nascita del partito delle libertà ne è passato del tempo. Con una mossa mediatica da grande comunicatore come lui è, spiazzò tutti e creò l’alternativa al Pd che lo fece diventare a breve primo ministro a larga maggioranza del paese. A distanza di qualche mese tutto è rimasto a quel di’, nessuna novità, nessun congresso, solo promesse di unificazione, federazione tra i partiti aderenti ma niente di più. Tanti hanno aderito al nuovo progetto politico, ma tutti sono ancora lì dov’erano, aspettando la prima mossa che dovrebbe plasmare il vero partito capace di contenere e rapresentare democraticamente tutte le componenti. Intanto, raggiunto lo scopo, il canale televisivo di propaganda del parito delle libertà è stato chiuso. Alla Brambilla, prima promotrice dell’iniziativa, è stato dato un incarico di governo, tutto il resto rimandato a data da destinarsi. Una strategia non da poco: sfruttare il cartello elettorale e tenere tutti gli aderenti nel limbo in modo da evitare contrasti e scissioni cosi come è successo all’interno del Pd. E’ sempre la solita gestione verticistica, cos’ come accaddeva tempo fa con i famosi club di Forza Italia, che dopo la loro costituzione rimasero lì ad appendere manifesti, attaccare adesivi tricolori e raccogliere firme sotto i gazebo, poi al momento delle decisioni importanti su candidature e quant’altro, arrivava sempre all’ultimo minuto il diktat da Cagliari o Roma a decretare le scelte esautorando la base da qualsiasi indicazione dei propri rappresentanti del territorio. Maurizio Caredda

Le banche italiane non rischiano nulla - la Nuova Sardegna — 15 ottobre 2008


Sono ormai giorni che tutte le attenzioni dei media sono rivolte alla catastrofe finanziaria mondiale che sembrava davvero senza precedenti. Ha iniziato l’America con i mutui subprime e il fallimento di alcune grandi banche di investimento e poi a seguire sono state le borse a precipitare quotidianamente fino a raggiungere i minimi storici. Il pensiero fisso di noi italiani e rivolto alle nostre banche: riusciranno a salvare i nostri depositi nei conti correnti? Oppure rischiamo di rimanere in fila nei bancomat senza poter più prelevare i nostri quattrini? Innanzitutto, sono poche sono le banche di investimento in Italia e ancor meno quelle che si sono accollate titoli e obbligazioni a rischio, perchè in quel caso le avrebbero, molto furbescamente, già vendute ai propri ignari clienti. Le nostre banche sono quasi tutte commerciali e quindi pensano bene a spremere il proprio correntista con costi di commissioni e interessi passivi da capogiro. E quando devono prestare il loro sangue (leggi soldi per mutui e prestiti vari), lo fanno con il contagocce e, sopratutto, a garanzia chiedono beni tre volte superiore al necessario, badando bene di valutare solo la capacità restitutiva del cliente e mai l’iniziativa imprenditoriale. Per di più, ci ha pensato lo Stato a obbligarci ad avere un conto bancario per poter lavorare, aumentando ancora di più gli utili delle banche. Pertanto, bisogna rendersi conto che il “potere bancario” italiano non rischia assolutamente niente, continuerà a ingrassare con i nostri quattrini, come sempre ha fatto, e se un giorno avrà bisogno di un aiutino ci penserà lo Stato a foraggiare le banche, con i nostri soldi. Maurizio Caredda

Lo Stato ci sta grattando i pochi soldi che abbiamo Gratta che ti passa - la Nuova Sardegna — 10 ottobre 2008


Un tempo si andava al tabacchino per comprare le amate bionde, al massimo si giocava al lotto e il sabato al totocalcio, qualche caramella e via a casa pensando alla buona sorte. Oggi i tempi sono cambiati, si gratta tanto, ma non solo: oltre ai famosi gratta e vinci superpubblicizzati ci sono i videopoker, le corse dei cavalli, il big match, giochi, giochini e giochetti che non finiscono mai e che puntano a minare la consistenza del nostro portafoglio. Il primo biscazziere è diventato lo Stato che prima in questi luoghi ci faceva del male vendendoci solo le sigarette, ora non si ferma più e punta al colpo del ko mirando direttamente ai pochi soldi che ancora il nostro portafoglio cerca di proteggere. Ogni tanto qualcuno vince e sventola il biglietto col sorriso, ma per uno che vince altri tornano a casa pensando al latte versato e a quello da andare a comprare l’indomani, ma con quali soldi non si sa. Tante famiglie soffrono il problema della dipendenza dal gioco, ma è ora di smettere e in fretta. Altro che problemi ad arrivare alla quarta settimana, grattando meno si mangerebbe di più e meglio, spero che i nostri governanti si accorgano di tutto questo e pensino di disincentivare il gioco attraverso campagne educative e sensibilizzatrici, facendo in modo di ridurre le occasioni di sperpero dei poveri cittadini. Maurizio Caredda

Teletubbies e le brutte notizie - la Nuova Sardegna — 03 ottobre 2008



Teletubbies e le brutte notizie Teletubbies è un simpatico programma per bambini molto piccoli che parla delle avventure molto semplici di alcuni pupazzetti che saltellano in un prato verde con tanti fiori, il tutto illuminato da un sole raffigurante un bel babino che sorride sempre. Mio figlio che ha soltanto 3 anni, la mattina appena si sveglia mentre beve il latte della colazione mi chiede ogni giorno di accendere la televisione e mettere subito il canale dove trasmettono i Teletubbies. L’altra mattina incuriosito dal programma e sopratutto cercando di capire per quale motivo fosse così attratto, mi sono seduto a fianco a lui sul divano e ho provato a concentrarmi nella visione. Certo per noi adulti non è facile prestare attenzione, ma dopo qualche minuto mi sentivo anche io partecipe del cartone animato e mi immagginavo steso sul prato a guardare quel bel sole. A un certo punto sono arrivate le 8 del mattino e ho cambiato canale per sentire le news che in qul momento parlavano di una famiglia distrutta da un padre fuori di testa chissà per quale problema psicologico o finanziario. Improvisamente mio figlio si è accigliato e bussandomi alla spalla mi ha chiesto: babbo metti teletubbies; io mi sono voltato a guardarlo pensando ancora a quella notizia cercando di capire cosa potesse avere in testa quel padre per fare una cosa del genere. Dopo un attimo di riflessione mi sono voltato verso la tv ho stretto la mano a mio figlio e contento di quello che stavo facendo ho rimesso il canale per bambini e ho ripreso a gurdare quel semplice e tranquillo programma. Non può essere una soluzione ai problemi dei nostri tempi guardare Teletubbies, ma sono contento e fiero di averlo fatto dimenticando per un attimo le ansie che molte volte le notizie di cronoca nera ci trasmettono quotidianamente. Maurizio Caredda

Troppi cani liberi nei giardini di Ozieri Vietato introdurre cani -La Nuova Sardegna — 08 maggio 2008


Troppi cani liberi nei giardini di Ozieri Vietato introdurre cani. Cosi recita un cartello apposto all’ingresso dei giardini pubblici “su cantaru” di Ozieri, lo stesso specifica inoltre un ammenda di 50 euro ai trasgrassori. Multa che mi sa tanto che nessuno ha mai preso, visto e considerato l’alto numero di cani presenti un po’ a tutte le ore della giornata. Di vigili addetti al controllo se ne vedono ben pochi, qualcuno ogni tanto passa nel marciapiede di fronte, ma solo a guardare le vetrine e al massimo nelle poche volte che si è dedicato al controllo pare si sia limitato ad accarezzarne uno, almeno così raccontano diversi testimoni. Tutto questo a discapito del decoro e delle precarie condizioni igeniche, visti i tanti regalini che questi simpatici animali lasciano ai frequentatori dei giardini, per lo più famiglie che portano a passeggiare i propri bambini. Non parliamo poi della sicurezza, anche se tutti i proprietari dicono che i loro animali sono docili e bravi, visto che di museruole non se ne vede mai neanche l’ombra. Ed ecco pittbull, maremmani, dalmata belli mascellati e a lingua fuori passeggiare vicino a qualche bambino che gioca con la bicicletta, dobbiamo aspettare che assaggino qualche cosciotto dei nostri piccoli per capire che l’ordinanza va fatta rispettare? Penso e spero proprio di no, visto che i nostri amministratori hanno sempre dimostrato di avere un grande senso civico... Maurizio Caredda Ozieri

Alitalia è una storia che doveva essere chiusa - La Nuova Sardegna — 10 agosto 2008


Alitalia è una storia che doveva essere chiusa Alitalia la storia infinita. Ormai non passa giorno che tv, radio e giornali non propongano le tristi vicissitudini di quella che ormai era la compagnia aerea di bandiera. Russi, tedeschi, francesi si sono rimbalzati la patata bollente cercando di accapparrarsi l’azienda ormai al tracollo, strapiena di dipendenti e di debiti. Non si parla di piano industriale ne di prospettive, solo la vertenza sindacale tiene banco, ormai la partita rimane quella degli esuberi, visto l’esorbitante costo del lavoro italiano. Qualche volta ho viaggiato con Alitalia, mi ricordo le gentili assistenti di volo, ma notavo frequentemente che l’aereo aveva tanto equipaggio e pochi passeggeri, forse anche per l’alto costo del biglietto a differenza di altre compagnie aeree che si proponevano sul mercato a prezzi concorrenziali. Tutti dicevano che i piccoli vettori nascenti erano avventurieri e che facevano viaggiare gli aereomobili pieni di gente e con pochissimo personale, per motivi di economicità, addirittura rinunciando a quella che doveva essere la regolare manutenzione. Ora la situazione è cambiata perche i grandi di allora sono al tracollo e le piccole compagnie, soprattutto le low cost, fanno faville dando un servizio identico, se non a volte migliore, a un prezzo notevolmente più basso. Alitalia negli anni è stata usata come strumento politico da tutti gli schieramenti che si sono succeduti alla guida del Paese ed è stata riempita di personale, a volte inutile, solo per motivi elettorali. Alitalia paga proprio questa leggerezza e tanti sono i soldi pubblici gettati al vento e che lo Stato continua a erogare per mantenerla a galla, dando comunque un servizio poco concorrenziale. Penso che la patata bollente Alitalia nessuno alla fine la rileverà e andrà a finire, anzi a rimanere, nelle mani dello Stato continuando a succhiare prezioso denaro pubblico. Personalmente l’avrei fatta fallire, come sarebbe dovuto essere fatto da tempo in un paese civile. I dipendenti che sanno lavorare continuerebbero a farlo in altre compagnie senza problemi, rinunziando a qualche diritto ma accettando di buon grado il dovere, gli altri dovrebbero cambiare lavoro. Maurizio Caredda

Il qualunquismo dilaga, ma forse è meglio così - La Nuova Sardegna — 18 marzo 2008

Per definizione il qualunquista e colui che rifiuta ogni tipo di regola o istituzione e ne lamenta continuamente il funzionamento. Oggi il qualunquismo dilaga, ormai un po’ tutti lo stiamo diventando ogni giorno di piu. Si parte dalla sfiducia per la politica che ci prova in tutti i modi ma non riesce a risolvere un problema. Ecco comici come Beppe Grillo riscuotere consensi senza precedenti, la gente è stufa della politica e lo dimostra dando voce a coloro i quali la denigrano continuamente. Passando ai servizi la situazione è ancora peggiore visto che quelli che funzionano veramente sono molto pochi. Non parliamo dell’inutile burocrazia tutta italiana che opprime il cittadino continuamente in ogni secondo della propria esistenza. Fra poco andremo a votare per rinnovare il nostro parlamento, i due poli principali dicono quasi le stesse cose, a parte qualche piccola sfumatura dialettica, e sembrano voler pareggiare in modo da doversi alleare e cercare a loro dire di risolvere insieme i problemi del paese. Io preferisco rimanere un qualunquista e rifiutare anche questa soluzione, a me i governicchi di unità nazionale non interessano preferisco continuare a riempire questo spazio con le mie ironie e il mio sarcasmo mettendo un po’ di buon umore ai lettori di questo giornale. Maurizio Caredda

Gita omaggio con i pullman Fds - 15 marzo 2008


Gratuito il viaggio da Chilivani a Ozieri Gita omaggio con i pullman Fds. C’e’ un modo molto comodo e conveniente per godersi una breve gita viaggiando sul pullman FDS che collega la stazione ferroviaria di Chilivani con Ozieri. Basta salire e sedersi comodamente sulla poltrona più bella per gustarsi durante il viaggio le attrazioni turistiche della zona. Si parte dal piazzale della stazione, dopo qualche minuto eccoci al famoso ponte sul Rio Mannu con le sue rinomate cascate, secche tutto l’anno. Poi, di fronte al nuraghe San Pantaleo che ogni tanto si trasforma in ovile. Poi la collinetta con splendide statue stile Isola di Pasqua. E alle falde di Ozieri un salutino a carabinieri o poliziotti al bivio di San Nicola al solito posto di blocco, che ormai tutti conoscono e vedono di evitare. Sulla destra i magnifici orti di Ozieri: meno male che i finestrini sono chiusi e l’aria condizionata nasconde il tanfo che si sente quando il depuratore s’inceppa. Finalmente a Ozieri, capitale del Logudoro. La gita è finita, è stata meravigliosa, ancor di più perchè era gratis visto che i biglietti la Fds non li fa vendere a nessuno a Chilivani. Ma un giretto gratis di questi tempi è buono, visto il costo del barile di petrolio e alla fine c’è anche il saluto compiacente dell’autista, che conosce la situazione e chissà quante volte l’avrà segnalata alle Fds. Maurizio Caredda

Un mondo di donne con i pantaloni - La Nuova Sardegna — 13 marzo 2008


“Donne con le gonne” era quel famoso film degli anni Novanta interpretato da Francesco Nuti che raccontava la storia di un dentista convinto che le donne dovessero unicamente ricoprire il ruolo di madri e mogli. Qualche settimana fa per cause di lavoro mi sono ritrovato a viaggiare sul treno per Cagliari la domenica pomeriggio; erano ormai anni che non prendevo più il treno per spostarmi e devo dire con una certa curiosità e mio malgrado mi sono deciso a partire e a cominciare questa curiosa riflessione sul gentil sesso. Stranamente il treno era pieno di sole giovani studentesse che si recavano a Cagliari per chiari motivi di studio, ancor più strano che di maschietti nemmeno l’ombra, sì qualcuno c’era ma dall’abbigliamento sembravano più doversi recare per iniziare una settimana di lavoro che per motivi di studio. Noi maschietti siamo troppo arrivisti, preferiamo lavorare subito e magari pensare a una bella automobile da comprare a rate con l’acconto del primo stipendio anzichè finire gli studi e provare a diventare qualcuno, a raggiungere una posizione. Ogni giorno che passa mi rendo più conto che viviamo in un mondo di donne e tutte con i pantaloni, ormai sono dappertutto e inesorabilmente ci stanno braccando vogliono ricoprire ogni ruolo senza pregiudizi e senza più complessi. I tempi ormai sono cambiati la donna si è ritagliata un ruolo decisamente attivo nella società e adesso non si ferma più, le zitelle non esitono più così come quella stupida condizione. Oggi si parla di single, di convivenza, di emancipazione galoppante la donna adesso vuole fare quasi tutto quello che prima facevano solo gli uomini, e gli uomi che fanno? Stanno a guardare? A volte sì, a volte addirittura si mettono a fare le donne, ecco che l’uomo prende le abitudini piu comuni delle donne: la cura maniacale del corpo, il modo di vestire quello di atteggiarsi, ormai i ruoli sono scambievoli. Maurizio Caredda Ozieri

In verita' questo articolo si concludeva in altro modo, ma per evidenti ragioni il direttore della Nuova Sardegna aveva provveduto a censurare. se non ricordo male terminava cosi.

"Ho un amica molto speciale che, conoscendo il mio modo di pensare, ogni tanto mi accusa di essere un po maschilista. Lei sa che io ho sempre sostenuto che le donne non avendo quegli "attributi" che solo gli uomini hanno, hanno il vantaggio di non doverli usare per pensare. Ecco quale è il loro vantaggio, cerchiamo di sfruttarlo a fin di bene!!!"

Alle poste di Ozieri disagi per gli utenti - La Nuova Sardegna — 05 marzo 2008


E’ ormai consuetudine passare la sera prima all’ufficio postale di Ozieri per controllare la presenza di avvisi riguardo la fruibilità degli uffici stessi il giorno successivo. Ormai sono una costante inconvenienti tecnici, corsi di aggiornamento per gli impiegati, riunioni sindacali, chiusura per mancanza di personale e via dicendo. E il povero cittadino-utente la maggior parte delle volte è costretto a fare file disumane di ore per pagare un bollettino o comprare un francobollo. Ma gli impiegati costano, ragion per cui in una società come quella in cui viviamo è solo il dio danaro che comanda e che governa queste cose. Mi ricordo anni fa, quando ero più giovane, che non invidiavo per niente quegli impiegati che stringevano nel pugno tutto il giorno quel tanto odiato timbro, scandendo il tempo lavorativo con l’odiato sordo tum-tum che anche noi clienti eravamo cotretti ad ascoltare. Oggi mi accorgo che mi sbagliavo visto che le stesse persone anche con qualche anno di piu fanno tante altre cose: vendono aspirapolveri, telefoni cellulari, dischi, libri, prodotti bancari, investimenti. televisori al plasma e tanto altro. Oggi bisogna fare utili a qualsiasi costo, gli investitori di poste italiane che hanno comprato le azioni aspettanto i frutti del tanto sospirato investimento. Ora mi chiedo, ma è possibile che per tutto questo il cittadino debba avere tutti questi disagi? Devo dire che rimpiango il tempo in cui le poste erano solo pubbliche almeno i servizi di base erano erogati correttamente e i cittadini non stavano ore in fila per un francobollo visto e considerato che il personale non era contingentato in base alla resa finanziaria ma soltanto in base al servizio che doveva essere erogato a favore del cittadini. Concludo complimentandomi con le simpatiche e sempre sorridenti impiegate che sicuramente non hanno nessuna colpa di tutto questo e sono sicuro che per quello che fanno hanno uno stipendio non propro soddisfacente; in più aggiungo che tante volte con quel bel sorriso ci alietano l’attesa allo sportello. Maurizio Caredda Ozieri

Comune di Ozieri:tributi e perdite di tempo - La Nuova Sardegna 16/02/2008


Qualche giorno fa mi sono recato all’ufficio anagrafe del Comune di Ozieri che apre alle ore 9 del mattino per sbrigare alcune faccende relative ai tanto amati e odiati tributi. Dopo un breve colloquio l’impiegato allo sportello, devo dire molto disponibile e sorridente, mi fa notare che il resto della pratica doveva essere sbrigata all’ufficio tributi, al secondo piano dello stesso stabile prima porta a destra. Fatte le scale e raggiunto l’ufficio in questione l’amara sorpresa, una bionda e avvenente impiegata con tono abbastanza seccato mi fa notare che l’ufficio era chiuso e sarebbe stato aperto solo a partire dalle ore 11, ovvero dopo ben due ore d’attesa. Mi permetto di segnalare che la casa comunale non essendo una casa a ore dovrebbe mettere in condizioni il cittadino di poter usufruire dei servizi allo sportello tutti nello stesso momento, anche perchè, come in questo caso, non è possibile immaginare che un cittadino che già con tante difficoltà avendo chiesto un’ora di permesso del proprio lavoro debba necessariamente perdere tutta la mattinata per completare le pratiche richieste. Non vorrei essere frainteso con argomentazioni demagogiche ma mi risulta che un ufficio tributi dovendo trattare la materia entrate comunali debba a maggior ragione rimanere aperto il più possibile durante la giornata facendo in modo che al cittadino reo di non aver pagato qualcosa o averlo fatto solo in parte gli venga data la possibilità di poter chiarire e qualora dovesse pagare ancor di più di incrementare il magro bilancio comunale in modo tale da far sì che l’amministrazione di qualunque colore politico essa sia abbia ancor più possibilità di dare preziosi sevizi ai cittadini. Faccio notare che il cittadino che si rivolge a un ufficio pubblico o alla pubblica amministrazione in genere, non deve essere scambiato dagli addetti degli uffici nè per un nemico e nè per uno scocciatore, o almeno sarebbe opportuno non farglielo capire cosi platealmente, in quanto la fruibilità di tali servizi è alla base di ogni sana amministrazione. Voglio chiudere con un suggerimento: a volte un sorriso eviterebbe appunti come questo. E dire che basterebbe così poco...Maurizio Caredda Ozieri