Era il 18 Marzo del 2001 quando, una settimana dopo l’arrivo
ad Ozieri del neo cardinale Mario Francesco Pompedda, il grande critico e polemista Vittorio Sgarbi presentò in Cattedrale e davanti al pubblico delle grandi occasioni, il Discendimento del Maestro di Ozieri, il tutto organizzato sapientemente dall’allora sindaco Vanni Fadda. Il nostro “amico”, infatti, aveva colto al balzo la scoperta del critico Luigi Agus (a proposito, come mai lo scopritore del dipinto, uno dei più prestigiosi esperti sardi di Arte Cristiana nonché docente alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna non è stato invitato? ndr) che aveva scovato il capolavoro la "Deposizione dalla Croce", opera del Maestro di Ozieri, di cui si erano perse le tracce da oltre un secolo, in un catalogo della “Finarte”, una casa d'aste milanese. L’amministrazione comunale del tempo, a guida Fadda, aveva deciso di acquistarla per arricchire la dotazione del Museo d'arte sacra e per la acquisizione di quello che i critici ritengono un vero capolavoro si era fatto ricorso alla legge regionale 37 sull'occupazione, con (come al solito, ndr) non poche critiche dell’allora capogruppo della sinistra in Consiglio comunale, e cioè il nostro Leo! Quella sera, in Cattedrale, Vittorio Sgarbi fu protagonista di una indimenticabile “Lectio Magistralis” con una affascinante esposizione non solo sul Maestro di Ozieri ma sul periodo del Manierismo, davanti a centinaia di presenti. Ebbene, chi erano i Manieristi? Spiegò Sgarbi che essi erano semplicemente dei maestri della pittura che, dopo la metà del ‘500 dipingevano “alla maniera di Leonardo, Michelangelo e Raffaello”, e pur non potendo arrivare ai livelli eccelsi dei tre immensi artisti erano pur sempre dei grandi pittori fra cui, appunto, il Maestro di Ozieri. Non ce ne vogliano i nostri internauti se ci lasciamo andare a disquisizioni artistiche, non ne abbiamo la capacità, ma tutta questa premessa ci serve solamente per rappresentare che attualmente, anche il Palazzaccio comunale è una vera fucina di manieristi, seppure locali e non della pittura ma bensì del trasformismo e del paraculesimo! Anche essi, infatti, non copiano ma “rielaborano” in questo caso il loro attuale, e non si sa fino a quando, Maestro e cioè Renzi. Mentre il Presidente del Consiglio riorganizza i ministeri, i nostri eroi procedono alla ennesima (ben tre dal 2008, ndr) riorganizzazione degli uffici e dei servizi comunali; Renzi taglia i Dirigenti? Ebbene Leo sega in due il mezzo Dirigente; Renzi racconta le favole sul presente e sul futuro dell’Italia? Di rimando Leo e i fedelissimi descrivono una Ozieri che più meravigliosa di così non potrebbe essere; Renzi piazza la fedelissima Mogherini all’Unione Europea? Leo e Uccino rispondono cercando di trovare una sistemazione degna e adeguata al Timbratore comunale; Renzi cerca di trombare definitivamente Bersani? lo Smilzo, Uccino e Carmelino si arrabattano per far fuori Gigiotto.
Ed infatti, direbbe Sgarbi, “Basta guardare questo quadro dove Gigiotto ci viene raffigurato nel solo momento in cui è uomo, e non assessore supervotato dai poteri taumaturgici, e cioè quando viene deposto dalla Croce dove tutti i giorni i nemici di maggioranza lo vorrebbero vedere, con il braccio che gli cade alla maniera del Cristo della Pietà di Michelangelo….! E’ questa la trasposizione pittorica della deposizione di Gigi Sarobba, la Croce vista come poltrona assessoriale, con i due congiurati che fanno finta di avere pietà ma che, al contrario partecipano attivamente al Discendimento”.
P.S.: nel dipinto manca il fautore della deposizione, colui che da tempo trama nell’ombra e che andrà poi ad occupare il posto sulla Croce lasciato dal nostro eroe, la cui identità vi sveleremo prossimamente.