lunedì 13 aprile 2015

Twilight "SEADAS" 2 LA VENDEMMIA....

Numerose le email di commento, come sempre anonime e di cui alcune abbiamo ritenuto opportuno
non pubblicarene il contenuto, relative alle argomentazioni, per alcuni improprie e diffamatorie, da noi pubblicate nel precedente post, su quella che abbiamo battezzato “Sagra-Seadas” che oramai tiene banco in tutte le piazze e i bar di “Caracas”. E cioè, riguardo alle presunte analogie con lo sfortunato Sindaco di Ischia, già da alcune settimane ospite delle patrie galere e il nostro sindaco Leonardo Ladu. Ebbene, noi pensiamo che ogni cittadino Ozierese abbia diritto di lavorare e non abbiamo mai pensato che l’assunzione della figlia del nostro Sindaco, presso la cooperativa CPL concordia: (vedi link curriculum) 

http://media-eu.viva-images.com/vivastreet_it/clad/8b/9/89542238/resume.pdf?dt=8ab276dd55891b53a649ce5eefadec2f



potesse essere  un beneficio di SCAMBIO, cosi come lo è stato per il fratello del Sindaco di Ischia, almeno a parere del procuratore John Woodcock, per favorire l’assegnazione alla stessa cooperativa della realizzazione della rete del gas nella nostra citta'. Certo , nostro malgrado, la "strana" ANALOGIA continua a rimanere "tale"…….

6 commenti:

Anonimo ha detto...

“La satira è una sorta di specchio dove chi guarda scopre la faccia di tutti tranne la propria.”
“La satira è l'esame di coscienza dell'intera società; è una reazione del principio del bene contro il principio del male; è talora la sola repressione che si possa opporre al vizio vittorioso; è un sale che impedisce la corruzione.”
Ho abbinato questi aforismi perché attribuiti a personalità diverse che hanno vissuto epoche diverse in ambiti completamente diversi. Oggi possiamo essere certi che la satira (salata, acida o basica che sia) rimarrà sempre importantissima, ma non potrà, da sola, impedire la corruzione.
Non amo i particolarismi e non voglio scrivere di fatti che non conosco…andrò prima ad informarmi nei bar di “Caracas”, magari gustando le “Seadas” al miele.

Anonimo ha detto...

IL DIRITTO DI SATIRA
Saldamente ancorata ad una tradizione millenaria, la satira costituisce la più graffiante delle manifestazioni artistiche. Basata su sarcasmo, ironia, trasgressione, dissacrazione e paradosso, verte preferibilmente su temi di attualità, scegliendo come bersaglio privilegiato i potenti di turno. Anzi, più in alto si colloca il destinatario del messaggio satirico, maggiore è l’interesse manifestato dal pubblico. Quella politica, infatti, è di gran lunga il tipo di satira che raccoglie maggiore interesse e consenso presso ogni collettività.
Ma proprio perché trova la sua ragion d’essere nello sminuimento del soggetto preso di mira, il messaggio satirico può entrare in conflitto con i diritti costituzionali all’onore, al decoro, alla reputazione, etc. Dunque anche qui, come per la cronaca e la critica, occorre procedere ad un bilanciamento degli interessi in conflitto. Bilanciamento che dovrà tenere conto delle peculiarità
La qualità della dimensione pubblica del personaggio va vista come un enorme contenitore dal quale l’artista può liberamente attingere per creare il contenuto dell’opera satirica. In questo enorme contenitore sono raccolti i frammenti che compongono il personaggio, ossia tutte le informazioni di sé che il personaggio, volente o nolente, ha visto fornire al pubblico: le sue fattezze fisiche, la sua mimica facciale, la sua voce, i suoi tic, le sue dichiarazioni, i suoi comportamenti in pubblico, le sue gaffes, i suoi guai giudiziari; e persino i pettegolezzi sul suo conto, se di dominio pubblico. Ebbene, la satira restituisce al pubblico quelle informazioni, quei frammenti, dopo averli mescolati, interpretati, enfatizzati, distorti. In questo modo la loro riproposizione (ossia il contenuto del messaggio satirico) è in coerenza causale con la qualità della dimensione pubblica del personaggio preso di mira. Ed è irrilevante che alcune delle informazioni che confluiscono nel contenitore del personaggio pubblico siano false: la satira non agisce su fatti, ma sulla dimensione pubblica acquisita da un personaggio, che potrebbe non corrispondere a quella reale.

Anonimo ha detto...

Il significato del “nesso di coerenza causale” tra la qualità della dimensione pubblica del personaggio e il contenuto del messaggio satirico viene meglio colto descrivendo la differenza tra la satira da un lato, la cronaca e la critica dall’altro. La cronaca si incarica di raccogliere uno ad uno quei frammenti dalla realtà (o presunta tale) ed inserirli inalterati, allo stato puro, nel contenitore, man mano delineando la dimensione pubblica del personaggio. La critica esprime un giudizio su uno o più frammenti inseriti nel contenitore, dopo un’attenta osservazione. La satira seleziona alcuni di quei frammenti, ci scolpisce e disegna sopra. Ed è proprio questa attività artistica e artigianale ad essere tutelata dall’art. 33 Cost.
L’intensità del nesso di coerenza causale dipenderà dal grado di “lavorazione” di quei frammenti. Più l’autore interverrà sui frammenti tratti dal contenitore deformando le informazioni sul personaggio (ossia discostandosi dal dato reale o presunto tale), più debole sarà il nesso. E ad una minore lavorazione di quei frammenti corrisponderà, invece, un rafforzamento di quel nesso, che tenderà a far aderire il contenuto del messaggio satirico alla realtà (o presunta tale).
L’importante è che i frammenti “lavorati” dalla satira siano stati prelevati dal contenitore del personaggio pubblico. Non sarebbe lecita quella satira che agisse su frammenti “estranei” al contenitore. Per fare un esempio, si pensi alla satira su un personaggio del calibro di Solvio Borluschini, il cui contenitore è certamente molto voluminoso. E’ difficile fare esempi di satira illecita su Borluschini, poiché i frammenti su cui lavorare sono numerosissimi. Provandoci, non sarebbe lecito ritrarlo oggi mentre si gioca la moglie in una partita a carte, poiché difetterebbe il nesso di coerenza causale. Ma la gag diverrebbe lecita se domani, per ipotesi, si venisse a sapere del suo tentativo, seppure scherzoso, di ingraziarsi il premier di uno Stato estero offrendogli la compagnia della moglie, nella speranza di poter entrare nel progetto di privatizzazione della televisione pubblica di quello Stato. Ciò che nella satira viene legittimamente rappresentato, nella cronaca o nella critica diverrebbe ingenua e clamorosa diffamazione.

Anonimo ha detto...

Tuttavia, a volte la lavorazione è così accurata da dare l’impressione che l’autore non abbia adoperato frammenti raccolti dal contenitore e che abbia inserito nel messaggio satirico informazioni nuove. Il problema della legittimità della satira è tutto qui. Bisogna cioè prestare la massima attenzione e verificare se il contenuto del messaggio satirico sia il prodotto della lavorazione di frammenti presenti nel contenitore, oppure il risultato dell’inserimento di un frammento estraneo che, in quanto tale, non può garantire al messaggio alcuna coerenza causale con il personaggio pubblico.
E’ chiaro, quindi, che la creatività adoperata dall’autore satirico nel lavorare i frammenti presenti nel contenitore va tutta a suo rischio e pericolo. Un’eccessiva lavorazione potrebbe non essere compresa dal pubblico, ma soprattutto dal giudice, che potrebbe non scorgere il nesso di coerenza causale, scambiando i frammenti prelevati dal contenitore e lavorati dall’autore per frammenti estranei, e rinvenendo così gli estremi della diffamazione.
A maggior ragione, la satira non può pescare in un contenitore vuoto. Non può prendere di mira soggetti privi di dimensione pubblica. Nessuna gag soddisferebbe il requisito di coerenza causale laddove non esiste il “personaggio”. Qui la satira utilizzerebbe frammenti, informazioni che necessariamente rientrano nella sfera privata di un soggetto, o rinuncerebbe ai contenuti limitandosi a strumentalizzare il nome o le sembianze di quel soggetto, che si vedrebbe leso in entrambi i casi quantomeno nel proprio diritto alla riservatezza. Allo stesso modo, non potrebbe ritenersi lecita la satira su un personaggio pubblico che utilizzasse informazioni rientranti nella sua sfera privata e non di dominio pubblico. Neanche qui sussisterebbe il nesso di coerenza causale, poiché la sfera privata del personaggio pubblico è intangibile quanto quella della persona anonima.
Quanto detto porta alla conseguenza più importante: nella satira non esiste l’obbligo di rispettare la verità dei fatti. Anzi, caratteristica principale della satira è proprio la deformazione della realtà, la sua rappresentazione in termini paradossali, a cominciare dalle vignette caricaturali e dalle maschere sceniche che stravolgono i (reali) tratti somatici dei personaggi noti. Parte della satira di Gene Gnocchi si basa sulla attribuzione a personaggi reali di specifici fatti clamorosamente falsi, la cui narrazione è sempre accompagnata dal suo ostentato sforzo di renderli credibili.

Anonimo ha detto...

Stiamo correndo verso il crepuscolo della democrazia, poiché stiamo girando attorno ai problemi, senza voler affrontare la realtà per quella che è.
Cos'è la satira? La satira è la satira e...basta.

Anonimo ha detto...

Sembrerebbe che tutti gli Ozieresi vivano in Venezuela oppure...