A seguito dello “scontro” pubblico tra Fini e Berlusconi non è possibile evitare alcune considerazioni anche perché a fronte delle accuse leghiste sul “Fini Fascista” la reazione è quasi istintiva. Oggi la politica non è solamente scaduta sotto il profilo culturale (Fini Fascista) ma sopratutto morale tanto che, in quest’ultima, Gianfranco Fini ne incarna la massima espressione.
Il già “leader” di AN infatti sta procedendo nella strada del disonore intrapresa quasi vent’anni fa: una strada lastricata di tradimenti, di abiure, di volta faccia e di giravolte ideologiche il tutto condito da un’abile strategia volta scalare i vertici della politica nazionale in nome di una carriera personale per la quale non ha esitato a mandare in frantumi un partito ricco di tradizioni e di storia, come il Movimento Sociale Italiano, a distruggere la propria creatura, Alleanza Nazionale, e adesso a tentare di sfasciare il PDL e il Governo.
Oggi egli chiede democrazia all’interno del Popolo della Libertà, quando è risaputo che in Alleanza Nazionale non l’ha mai concessa: molti erano le voci di dissenso all’interno del suo ex partito che lui aveva blindato con una gestione verticistica, negando i congressi e costringendo i dissidenti ad “adeguarsi od uscire”.
Infatti l’avvento del PdL ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli ex alleanzini in quanto oggi godono sicuramente di maggiore libertà e possibilità di fare politica in maniera autonoma tanto che la maggior parte di loro oggi non è più disposta a seguirlo.
Ma le sue contraddizioni non mancano. Fini dice di voler creare una corrente nel PDL ma non dimentichiamoci che fu lui stesso, come gli è stato ricordato da Berlusconi, a definire, qualche anno fa, che le correnti sono “la metastasi dei partiti” riferendosi a Francesco Storace.
Fini si lamenta dell’influenza che ha la Lega sul Governo ma si dimentica che ha una fondamentale responsabilità nell’ ascesa elettorale del partito di Bossi, come giustamente ricordato da Berlusconi. Infatti negli anni ’80 ai di problemi di sicurezza legati agli zingari, alla prostituzione, all’immigrazione e alla droga, a livello mediatico venivano interpellati i rappresentanti del MSI. In quel momento, anziché raccogliere i frutti di una politica volta ad arginare questi problemi, Fini ha preferito intraprendere la direzione opposta sino a giungere alle sue attuali posizioni sposando la perfetta linea progressista.
Fini poteva anche tranquillamente, nel ’94, far accettare a Berlusconi una politica sociale che tenesse conto della tradizione della destra Italiana che nel dopo guerra è stata rappresentata dal MSI, benché partito di ispirazione neofascista, invece ha preferito rinnegare la propria storia calpestando pure i morti della RSI, definendoli il male assoluto, per abbracciare le politiche “bancarie” anglosassoni.
Dopo aver accettato in toto la politica Berlusconiana ed aver accantonato la tradizione missina adesso, forte di un ruolo istituzionale, Fini muove delle critiche ad una situazione che lui stesso ha contribuito fortemente a creare.
Spero che la maggioranza del PdL capisca che di quel “progressista di destra” ne può fare a meno e che se desidera un supporto concreto “da destra” scelga di dialogare con chi non conosce la parola tradimento e che è in grado di portare vere e concrete soluzioni alla crisi politica e sociale che oggi investe il nostro agoniato paese.
sabato 24 aprile 2010
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